Pagine

Pagine

domenica 12 aprile 2015

Alessandro Cascio: come si diventa Investigatore Privato


Aspiranti Sherlock Holmes nostrani, se credete che per diventare un buon investigatore privato in Italia vi basti iniziare a fumare la pipa, esclamando elementare Watson, l’intervista che segue fa proprio al vostro caso. Sarà Alessandro Cascio, investigatore privato dalla carriera esemplare e oggi titolare della Demetra Group e Segretario Nazionale dell’APIS, Associazione Professionale del settore, a spiegarci come, in questo mestiere, non ci sia nulla di elementare. Quindi posate l’impermeabile nell’armadio e preparatevi a tanto studio e tanta pratica sul campo, ma solo dopo aver letto attentamente quanto segue…

Quella dell’investigatore privato è una figura che gode di un fascino particolare, alimentato dal cinema e dalla letteratura. Ma chi è realmente l’investigatore privato in Italia? Quali sono i requisiti richiesti e di cosa può occuparsi? Cosa è cambiato dopo la riforma legislativa del 2010?

La professione dell’investigatore privato è ricca di significati stereotipati e di rado si attua con l’espletamento di incarichi rocamboleschi come vorrebbe l’immaginario collettivo. Oltre ai requisiti previsti dalla norma vigente egli deve avere, non dimenticatelo, doti imprenditoriali, perché un’agenzia investigativa è un’impresa commerciale a scopo di lucro. La riforma attuata con il D.M. 269/2010 prevede che l’aspirante abbia una laurea triennale (a scelta tra Giurisprudenza, Psicologia a Indirizzo Forense, Sociologia, Scienze Politiche, Scienze dell’Investigazione o Economia) ed abbia svolto un periodo di tre anni alle dipendenze di un istituto di investigazioni private (un vero e proprio praticantato svolto presso un investigatore privato esercente l’attività da almeno cinque anni e con esito positivo debitamente attestato).
Rispetto a prima le autorizzazioni prefettizie, cosiddette licenze, permettono agli investigatori privati di svolgere la loro attività su tutto il territorio nazionale e di utilizzare sistemi di pedinamento elettronici (GPS). Gli atti atipici denominati “appostamenti” e “pedinamenti” sono stati esplicitamente riconosciuti e autorizzati dal nuovo impianto normativo e si è data, finalmente, una legittimazione anche ai collaboratori e dipendenti, un tempo figura ibrida.
Le attività permesse sono, in estrema sintesi, le indagini in ambito privato, aziendale, commerciale (antitaccheggio), assicurativo, difensivo (sfera penale), ma anche, per esempio, la security nelle discoteche.
La realtà è che le attività prevalenti degli investigatori privati nostrani sono e restano le indagini afferenti il “diritto di famiglia”, con particolare riguardo per la verifica della fedeltà del partner.

Sappiamo che all’estero le cose sono ben diverse, soprattutto nei Paesi che abbracciano un sistema legislativo di stampo anglosassone: quali sono le principali differenze, secondo la tua personale esperienza?

In Europa esistono norme, purtroppo, dissimili che regolamentano la figura dell’investigatore privato e si sente l’esigenza, più che mai, di uniformarle, in ossequio, del resto, ad una direttiva in vigore sin dalla fine del 2007 sulle “professioni regolamentate”. In Inghilterra, per esempio, non esiste alcuna licenza per emulare Sherlock Holmes, ovvero per cimentarsi nelle investigazioni private ed io penso che sia la strada più giusta. Liberalizzare le professioni coincide, oltretutto, con l’orientamento europeista. Per restare nel Regno Unito è prevista, invece, una licenza specifica per fare la guardia del corpo (close protection), attività da noi assolutamente vietata, e da qui si comprende come il nostro ordinamento sia, a riguardo, arcaico e obsoleto.

In tanti anni di professione di cosa ti sei occupato principalmente? Chi sono stati i tuoi maestri e contro quali ostacoli ti sei imbattuto? Raccontaci un aneddoto o un episodio che è rimasto scolpito nella tua memoria.

La mia esperienza investigativa è stata, credo, differente da quella dei miei colleghi, in quanto ho lavorato prevalentemente per le altre agenzie investigative e pochissimo per clienti privati, così come testimonia il “registro degli affari” della Demetra Investigazioni, agenzia di cui sono stato titolare dal 2004 al 2009 prima di trasferirla all’estero. Questo mi ha permesso di collaudarmi in indagini particolari e di una certa complessità. Prima di allora il mio praticantato, durato ben cinque anni, al servizio delle più affermate agenzie investigative del capoluogo piemontese, mi ha permesso di acquisire i rudimenti. In seguito mi sono specializzato soprattutto come autodidatta, spinto e sostenuto dalla passione, dall’ostinazione e dall’esigenza inesauribile di documentarmi a fondo su ogni aspetto delle indagini che mi venivano assegnate.
Gli ostacoli sono rappresentati dalla legge italiana che non concede alcuno strumento al detective, mettendolo alle strette e, spesso, obbligandolo a commettere imprudenze, per non dire reati, pur di ottenere le informazioni che gli occorrono.
Gli aneddoti e i ricordi sono moltissimi. L’intervista che feci a due sorelle ripetutamente violentate rispettivamente dal padre e dallo zio mi rimase molto impressa per la drammaticità dei fatti. Anche un altro caso di pedofilia in cui il soggetto corteggiava le compagne di classe della figlia all’interno di un maneggio rimane tra i miei ricordi più vivi. Storico un pedinamento condotto con due auto e quattro agenti che ci portò dal Piemonte alla Calabria senza mai perdere il soggetto ed evitando che questi si accorgesse di noi. O un rintraccio all’estero risolto con due telefonate. Commovente il ricongiungimento di due fidanzatini in lite dove lei, malata terminale, chiedeva di trascorrere l’ultimo capitolo della sua vita in compagnia del suo innamorato e noi, vestendo le parti del suo medico curante convincemmo il fidanzato ad attuare quello che si potrebbe definire un riavvicinamento terapeutico.
E sono davvero tanti altri gli episodi interessanti, anche divertenti, che vorrei raccontarvi: ancora uno, suvvia! Non riuscivo a fotografare una coppia di giovani amanti a passeggio in una via pedonale affollata, durante una serata estiva afosa. Uscii allo scoperto con tanto di reflex e teleobiettivo. Li misi in posa qualificandomi come un fotografo che stava sperimentando una particolare pellicola e, con la scusa di regalare loro un poster, ottenni anche dati anagrafici, indirizzi, ecc. e delle foto, naturalmente, eccezionali! Quando le consegnai all’agenzia che mi aveva commissionato l’indagine la titolare non volle credere ai propri occhi!


Sei tra i soci fondatori dell’APIS, Associazione Professionale Investigazioni e Sicurezza: di cosa vi occupate principalmente e quali sono i vostri obiettivi futuri? Che ruolo svolgono queste Associazioni sia nei confronti dei professionisti, che dei consumatori o degli appassionati?

L’APIS è la prima, e per ora l’unica, associazione professionale (da distinguersi dalle associazioni di categoria), che riunisce e rappresenta professionisti appartenenti al settore delle investigazioni e della security, nel rispetto della Legge n. 4 del 14/01/’13.
Essa ha diverse finalità tra cui perseguire rivendicazioni nell’interesse delle categorie rappresentate, proporre modifiche legislative per migliorare l’attuale quadro normativo, certificare i nostri associati per validarne la professionalità e sottoporli ad un aggiornamento costante per valorizzare le loro competenze.
Rispetto ai consumatori li orientiamo a scegliere professionisti affidabili e mettiamo a loro disposizione uno sportello reclami per dissipare eventuali controversie con i nostri tesserati osservando, così, anche il Codice del Consumo.
Tra gli appassionati raccogliamo gli studenti di determinate facoltà quali soci simpatizzanti, affinché maturino una coscienza adeguata alla complessità dei problemi inerenti queste professioni, attraverso il confronto e il dibattito con i veterani del settore.

Cosa consiglieresti a un giovane che oggi, in Italia, volesse realizzare il sogno di diventare investigatore privato? Quali potrebbero essere le attuali prospettive? Aiutaci a sfatare qualche mito, ma non troppo!

L’imprenditoria nel nostro Paese è in agonia e le agenzie investigative non sono immuni da questa crisi devastante. Chi volesse intraprendere codesta professione è un coraggioso perché deve aprirsi una partita iva, non per altre ragioni! Le prospettive dipendono, in larga misura, dal decisore politico che monopolizza il nostro ed il vostro futuro. Se proprio non ne potete fare a meno, per diventare un buon detective tenete conto che occorrono molti anni di umile e attento apprendistato, forgiandosi con un esperto, e trovarne in giro non è facile! Serve, inoltre, tanta esperienza pratica evitando, però, di cedere all’improvvisazione e di condurre le indagini solo applicando il metodo empirico e affidandosi unicamente al proprio intuito.
Buona fortuna!

www.associazione-professionale.org

www.demetragroup.it



Nessun commento:

Posta un commento