giovedì 30 aprile 2015

Teodoro Quarto: ogni dipinto racconta una storia

Architetto, grafico e pittore di grande talento: secondo Teodoro Quarto, giovane artista romano, ogni opera racchiude in sé una storia, capace di trasportare lo spettatore in realtà parallele tutte da scoprire. E come dargli torto: basta osservare i suoi quadri per sentirsi parte di fiabe fantastiche dal finale tutto da scrivere! Appassionato di disegno, ma anche attento studioso del colore e esperto di grafica multimediale, fa di questa versatilità nell’uso delle tecniche una caratteristica vincente del suo stile, senza mai dimenticare che la perfezione non sta nel raggiungimento di un traguardo, ma nella ricchezza del cammino intrapreso.

Osservando le tue opere sembra quasi di entrare in un mondo fantastico, popolato di personaggi mitici che vivono in luoghi dalla grande potenza evocativa. Che artista sei? Da cosa nasce l’esigenza di dipingere?

In realtà la mia passione per la pittura è nata da poco tempo: sono, infatti, circa tre anni che dipingo ed è stata una scoperta che è maturata poco a poco. Tutto ha inizio con il disegno, sin da bambino trascorrevo le giornate a disegnare con le matite in grafite, cercando sempre di perfezionarmi rappresentando su carta quello che avevo in mente, con l’intento di riuscire a farlo nel modo più dettagliato e realistico che fosse possibile. Non c’erano colori, ma solo chiaroscuri, e questo non mi dispiaceva affatto perché in tal modo mi sentivo più libero di disegnare ciò che volevo; l’idea di dover colorare, in un certo senso, mi preoccupava, perché immaginavo fosse davvero complicato. Con il passare degli anni, però, ho voluto provare a dare un po’ di colore ai miei disegni utilizzando i pastelli ad olio, raggiungendo risultati soddisfacenti. L’approdo definitivo alla pittura su tela è avvenuto, però, dopo molto tempo di inattività “artistica” coincisa con il periodo degli studi universitari, dove ho incominciato ad utilizzare il PC, prima per il disegno tecnico architettonico, poi per diletto mi sono avvicinato alla pittura digitale, che mi ha consentito anche di acquisire esperienza come grafico. Da qui nasce la mia esigenza di dipingere, cioè riportare su tela quello che riuscivo a fare al computer, avevo voglia di riprendere la mia vecchia passione per il disegno a mano libera ed incominciare a dedicarmi alla pittura tradizionale, così un giorno mi sono deciso a comprare i colori ad olio ed una tela e vedere cosa usciva fuori. È stato, quindi, un percorso evolutivo, dove però sono cambiate solamente le tecniche di rappresentazione, ma non lo spirito, le sensazioni e i temi trattati. Il mondo Fantasy e il surreale mi hanno sempre affascinato, attraverso la lettura di libri, la visione di film, ma soprattutto l’osservazione attenta dei lavori dei grandi illustratori contemporanei, sono diventati i soggetti principali dei miei quadri. Amo dipingere di fantasia, in piena libertà cercando di imprimere al quadro un certo effetto “scenografico” dato dai forti contrasti dei colori, della luce e delle ombre, senza però scostarmi troppo dal realismo. Darmi una definizione come artista mi rimane un po’ difficile, sono in continua ricerca e sperimentazione per trovare il mio personale “stile”, potrei dire che il disegno e la pittura sono la mia attitudine naturale, dove riesco ad esprimere meglio le mie emozioni e cerco di trasmetterle a chi guarda i miei lavori.

Eroine leggendarie e paesaggi dai colori brillanti, ma non solo: che messaggio vuoi esprimere nei tuoi quadri? A che tipo di fruitore ti rivolgi principalmente?

La caratteristica principale che tento di imprimere nei miei quadri, già nella fase di studio, è quella di suscitare curiosità, sorpresa ed interesse attraverso la rappresentazione di un qualcosa di particolare, insolito, che potrebbe essere anche un dettaglio in un paesaggio o in un figurativo. Il modo di accostare i colori e la scelta del soggetto, infine, creano la scena, cercando sempre di ricreare un’atmosfera onirica, misteriosa e a volte quasi mistica. Mi sono reso conto, e ne ero consapevole ancora prima di incominciare ad esporre le mie opere, che queste non sono apprezzate da tutti, proprio per il genere di raffigurazione non collocabile tra i classici generi pittorici che conosciamo e che la maggior parte delle persone è abituata a vedere nelle mostre o ad avere appese sulle loro pareti di casa, come per esempio i paesaggi naturali in stile classico, i figurativi, gli astratti o l’Impressionismo. Il mio è un pubblico un po’ di nicchia, trasversale: quella varietà di persone, soprattutto giovane, che amano il Fantasy o provengono da un genere di cultura legata al mondo dei fumetti o delle graphic novel, per cui o piace o non piace, al di là della tecnica. Questo può rappresentare un limite per le mie aspettative attuali e future nell’ambito dell’attività artistica, ma è anche un qualcosa che riesce a farmi distinguere in qualche modo dai dipinti canonici.

Non utilizzi solo matita e pennelli: dopo una Laurea in Architettura e una certa esperienza come grafico, come riesci a unire tante tecniche diverse? E quale prediligi?

Mi è sempre piaciuto molto sperimentare nuove tecniche legate al disegno o alla pittura. Ad oggi i tre grandi “campi” in cui opero sono: il disegno in chiaroscuro con le matite, la pittura ad olio o acrilico e la pittura digitale al PC, cercando di portarli avanti tutti e tre di pari passo. Come dicevo prima, tutto nasce dalla mia passione per il disegno, la tecnica che prediligo, che poi si è arricchita di nuovi strumenti e l’utilizzo di questi dipende dal tipo di soggetto che intendo rappresentare, da come vorrei che fosse una volta finito, ma anche dalla complessità del progetto che è legata alle mie capacità di esecuzione. Ad esempio, se volessi fare qualcosa di molto complicato e impegnativo, lo svilupperei attraverso il disegno nel modo più dettagliato possibile, dopodiché lo passerei al computer per la colorazione digitale e realizzerei, così, un’illustrazione di grande effetto che non riuscirei a raggiungere dipingendo direttamente su tela. Non avendo mai seguito dei corsi o frequentato scuole d’arte, sono un autodidatta che cerca di migliorarsi giorno dopo giorno, e non posso ritenermi ancora bravo nel padroneggiare le diverse tecniche pittoriche, anche perché ho poca esperienza, ma grazie ad una buona manualità, a tanto esercizio e alle possibilità che Internet ci mette a disposizione tra video guide e tutorial si possono superare quelle difficoltà, soprattutto iniziali, che si trovano nell’ esecuzione di un buon dipinto.

Cosa ti ispira maggiormente quando hai di fronte la tela bianca? Ci sono dei movimenti artistici del passato ai quali ti rifai nelle tue opere?

La mia principale fonte di ispirazione si trova nell’attenta osservazione di tutto ciò che mi incuriosisce e suscita emozioni particolari. Sin da bambino sono stato attratto in modo particolare dal genere Fantasy, dalla fantascienza e in modo più ampio da tutte quelle forme di rappresentazione della realtà fatte in chiave diversa, immagini capaci di darmi qualcosa in più di un’emozione: la possibilità di viverle con la fantasia, esplorare mondi irreali cercando di immaginare quale storia ci possa essere dietro, come se fosse un film, da qui nasce il mio studio e la reinterpretazione di tali immagini. Tra gli artisti che preferisco e di grande ispirazione posso citare Luis Royo, Boris Vallejo, Frank Frazetta e gli Italiani Paolo Barbieri e Lucio Parrillo, eccellenti illustratori fantasy contemporanei. Per quanto riguarda il panorama artistico del passato verso cui attingo le mie idee, sicuramente rivolgo il mio interesse al Realismo, in particolar modo all’ Hudson River School, un movimento artistico americano sviluppato nella metà del XIX secolo da un gruppo di paesaggisti. Questo è sicuramente un tema più classico ma ricco di pathos ed io ne sono stato rapito al primo sguardo tanto che potrei dire di aver incominciato a dipingere dopo aver visto alcuni quadri di quei grandi pittori del passato.

Ci si può ancora definire artisti di professione al giorno d’oggi? Chi sono stati i tuoi maestri e quali i maggiori ostacoli che hai dovuto superare nel tuo percorso da artista? Raccontaci quali sono i tuoi progetti per il futuro.


Credo che il desiderio più grande in ambito lavorativo, non solo per me, ma per chiunque, sia quello di poter far diventare la propria passione una professione, dedicarsi a tempo pieno e dare un senso più concreto a ciò che si ama fare. Non sempre purtroppo è possibile, nel campo artistico e in particolare modo nell’arte figurativa, pittura e scultura, al giorno d’oggi non ci si possono aspettare grandi profitti, tali da poter pensare di iniziare un’attività in tal senso. Io non nascondo la volontà di provarci ancora, dopo una laurea in architettura e varie esperienze lavorative nel campo architettonico e nella grafica come freelance, non ho trovato soddisfazioni e appagamento, così decisi di ricominciare a fare quello che mi rende felice sognando di poter entrare nel modo dell’arte come professionista e magari illustratore. I risultati purtroppo tardano ad arrivare, credo che poche persone oggi siano disposte ad investire dei soldi in quadri, disegni o sculture di autori sconosciuti ed emergenti. Penso anche che ci sia poco interesse verso questo settore che possa andare al di là della semplice visita ad una mostra. I più fortunati che riescono a raggiungere l’obiettivo di “crearsi” un lavoro grazie alla propria arte devono avere un background di studi e di preparazione molto forti, aver incominciato da molto giovani e magari la fortuna di aver avuto come mentore un maestro d’arte conosciuto. Questi sono i prerequisiti di valore, ma non essenziali, ci vogliono poi la predisposizione, la ricerca di un proprio stile, tanta dedizione e costanza, ma anche una buona dose di fortuna per entrare nel giusto “giro”. Le difficoltà quindi ci sono e parecchie, per esperienza personale potrei parlare tra l’altro dei galleristi, mercanti d’arte o presunti tali che a volte a fronte di grossi investimenti creano illusioni di ogni tipo a chi tenta di emergere, per poi frantumarle dopo poche mostre. Cosa dire poi di quei concorsi dove si mettono in palio dei ricchi premi in denaro, con una giuria selezionata ad hoc per la vittoria finale dei soliti noti, tutto programmato a tavolino, ingolosendo e facendo maturare inutili speranze a chi è alle prime esperienze. Ovviamente non voglio generalizzare, il mio disappunto è rivolto ad alcune realtà spiacevoli che fanno parte del mondo dell’arte e che traggono la loro esistenza dal numero sempre crescente di persone che si cimentano come pittori o scultori. Io non ho avuto nessun maestro, come ho detto sono autodidatta. Certo mi sarebbe piaciuto averne uno, perché penso sia una fonte inestinguibile di consigli e ricchezze artistiche maturate con l’esperienza. Per il futuro non ho progetti definiti, ad oggi sto intraprendendo una strada diversa da quella artistica che mi piace e spero mi porti fortuna, ma non smetterò mai di dipingere e disegnare, cercherò di portare avanti parallelamente questa mia passione finché sarò in grado di farlo, sempre con la speranza nel cuore di poterla rendere, un giorno, una professione o “semplicemente” farla rimanere un piacevole momento a cui dedicarmi.

www.artestudioteo.it

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